Neoclassicismo:autori e opere

RICHIESTA: trascrivete sul quaderno le caratteristiche peculiari dello stile dei due artisti. In classe lavoreremo anche sulle opere.

Il Neoclassicismo è la logica conseguenza sulle arti del pensiero illuminista nel rifiutare gli eccessi del Barocco e del Rococò, movimenti che bene interpretavano i sentimenti delle classi dominanti e dei governanti dispotici il Neoclassicismo guardava piuttosto all’arte dell’antichità classica, in specie a quella della Grecia, che si era potuta sviluppare grazie alle libertà di cui godevano le Poleis.

Il termine fu coniato alla fine dell’ottocento con intento dispregiativo per indicare un’arte non originale, fredda e accademica. tuttavia esso comunica efficacemente il desiderio di ritorno dell’antico e la volontà di dar vita a un nuovo classicismo, molto sentiti da teorici e da numerosi artisti attivi tra la seconda metà del settecento e l’età napoleonica. Un periodo, questo, in cui si fecero maggiormente sentire anche gli effetti derivanti dagli scavi archeologici di Ercolano (ripresi nel 1738, dopo un’interruzione di circa vent’anni da quando i primi reperti erano venuti alla luce) e di Pompei (iniziati nel 1748). Scavi che, a getto continuo, offrivano agli sguardi colmi di stupore dei contemporanei architetture, affreschi, mosaici, statue, rilievi, arredi, gioielli, suppellettili e oggetti d’uso quotidiano di due cittadine di provincia sepolte dalle eruzione del Vesuvio nel 79 D.C. le quali, lentamente, tornavano in vita restituendo la loro immagine ancora smagliante benché vecchia di 1700 anni.

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Seguite i due video che vi presentano i due principali autori del Neoclassicismo. Aiutatevi sul testo per completare la raccolta dei dati necessari

ANTONIO CANOVA

La bellezza ideale

“non crediate che io resti qui, che non mi vi tratterrei per tutto l’oro del mondo… Veggo troppo chiaro che vale più la mia libertà, la mia quiete, il mio studio, i miei amici, che tutti questi onori…”

JACQUES LOUISE DAVID

La pittura epico-celebrativa

“non appena fui a Parma, vedendo le opere di Correggio, mi sentii scosso, a Bologna cominciai a fare tristi riflessioni, a Firenze fui convinto, ma a Roma mi vergognai della mia ignoranza”.